“Il Tempio delle Arti” è il prezioso omaggio del designer orafo Ivan Barbato al Borromini, con le sue straordinarie opere romane, una delle più originali figure artistiche del nostro diciassettesimo secolo nonché grande esponente dell’architettura barocca.
Un tributo dunque all’Urbe, la Città Eterna con una storia artistica, culturale e architettonica che ha influenzato il mondo intero e, insieme, al mito di Minerva, dea capitolina della saggezza e delle arti.
Il prezioso gioiello è stato presentato in esclusiva in occasione dell’importante esposizione che si è tenuta presso L’Università eNobil Collegio degli Orefici Gioiellieri Argentieri dell’alma città di Roma.
Un luogo questo molto suggestivo, che affonda le sue radici al lontano 1509. Nell’originale scenario dedicato a S. Eligio, patrono degli orafi, da anni si succedono eventi di grande rilevanza culturale celebrano in particolare l’arte orafa: il focus è, di volta in volta, riferimento artistico ben preciso.
Le edizioni precedenti hanno avuto come tema le opere del Bernini, di Klimt e Raffaello, mentre per l’appuntamento di quest’anno è stato scelto come tributo il celebre architetto barocco Borromini.
Tra arte e mitologia, tecniche raffinatissime e brillante creatività, si fonde quindi lo stile ricercato di un artigiano orafo che sa regalare emozioni e suggestioni, in una miscela di tradizione e innovazione, connessione che si traduce in esclusivi pezzi d’autore dai tratti unici con ricercati elementi distintivi.
Prendendo spunto dallo stile “borrominiano”, basato sull’utilizzo di materiali poveri impreziositi dalla manualità dell’uomo, sulla ricchezza e la cura del dettaglio e il cambio di volumi, Barbato ha sviluppato l’idea di un monile che fosse una sorta di rappresentazione contemporanea dello stile dell’artista del ‘600 in chiave preziosa.
Ecco spiegato l’utilizzo della terracotta, dei marmi, degli smalti e dei vari metalli. In un solo gioiello convivono infattii minuziosi lavori di orefice, ceramografo, mosaicista, incisore e di smaltatrice.
Al pari di un architetto che per creare un proprio progetto coordina varie maestranze, il designer orafo, lavorando materiali preziosi quali oro e argento, rivive lo scenario della Roma di oggi, sempre stretta tra rovine antiche e architetture barocche.
“Il Tempio delle Arti” ha linee concave e convesse, ispirate alla facciata della Chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane (luogo di culto capolavoro di architettura barocca del Borromini), riproposte esattamente quattro volte creando il perimetro del medaglione gioiello.
La stessa Chiesa, in miniatura e semplificata, è presente lungo i quattro lati esterni del monile con il quattro numero ricorrente, come le quattro fontane vicine alla chiesa.
La facciata esterna della piccola chiesa in oro, su due livelli, si alterna a colonne romane che poggiano su micro mosaici in marmi policromi e a elementi in oro giallo incisi e smaltati a fuoco: il tutto è ornato da una delicata incisione che ripropone disegni riconducibili a ornamenti del Barocco, giocando fra superfici lucide e altre opacizzate da una sottile satinatura.
Le colonne sono quel che resta dell’antico tempio dedicato a Minerva, rappresentata attraverso una terracotta dipinta contecniche degli antichi vasi etruschi, greci e romani.
Un po’ come immaginare una sovrapposizione dell’architettura barocca sulle rovine antiche, come del resto la celebrepiazza Navona ricalcata sullo stadio di Domiziano.
Sul retro del medaglione con il titanio, il materiale più moderno utilizzato oggi in gioielleria, si è ricreata la cupola del Pantheon(esempio dell’eccellenza architettonica raggiunta in antichità), un connubio tra moderno e antico che si incontrano rappresentando non un tempio di tutti gli dei, ma un tempio celebrativo di varie arti abbinate.
Attraverso l’oculus della cupola è visibile il logo dello stesso Barbato in oro giallo, con sfondo in smalto blu notte, quasi sii intravedesse nel cielo.
In omaggio a tutti gli artigiani che hanno contribuito attraverso la propria arte alla realizzazione del gioiello, il designer orafo ha scelto che venissero incisi anche i loro nomi: un viaggio collettivo per un gioiello che il tempo non potrà scalfire.
Perché non esiste opera senza il cuore, la mente (e le mani) di una o più persone che svolgono il proprio lavoro coltivando una passione.
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