L’illustratore italiano più noto al mondo, una mostra completamente inedita e un libro da collezionare: la “Patagonia” di Lorenzo Mattotti si preannuncia come un evento da non perdere per tutti gli amanti dell’illustrazione contemporanea e non solo.
A ospitare la mostra i suggestivi spazi di Mutty, realtà culturale a Castiglione delle Stiviere (Mantova). A pubblicare il libro la casa editrice Lazy Dog Press, che da sempre dà vita a pubblicazioni caratterizzate dalla forte valenza culturale, artistica e funzionale, estremamente curate nei contenuti e nella forma.
Lorenzo Mattotti attraversa la Patagonia nel corso di un lungo viaggio, accompagnato dall’amico e scrittore argentino Jorge Zentner. Partendo da Buenos Aires in macchina i due scendono per un mese lentamente a sud per arrivare fino alla Terra del Fuoco.
Mentre si susseguono sotto i suoi occhi gli immensi e mutevoli paesaggi di questa terra, che tanto ha suggestionato esploratori e viaggiatori, l’artista prende appunti visivi. Per catturare la vastità delle steppe e la maestosità delle montagne, quando ha la possibilità Mattotti realizza degli schizzi veloci su un classico taccuino da viaggio moleskine utilizzando i propri pastelli, altrimenti si affida alla fotografia o al video per catturare le immagini che colpiscono il suo sguardo.
Rientrato a Parigi attende sei mesi prima di rielaborare le proprie suggestioni e trasferirle in una serie di tavole. Trovato un taccuino di carta nepalese fatta a mano dalla forma allungata fa rivivere, utilizzando unicamente un pennello, della china, e il suo tratto inconfondibile, le sinuosità e le profondità della Patagonia. Per riuscire a restituire questi due aspetti concepisce i disegni sviluppandoli direttamente su doppie pagine, sfruttando al massimo la larghezza offerta del quaderno aperto, in modo anche da creare un effetto panoramico e di continuità.
“Laggiù mi sono confrontato con spazi, distese che mi hanno enormemente scosso: è lo spazio a perdita di vista, lo spazio infinito, ma dove l’armonia delle forme apre spazi, dà profondità… Ho cercato di ricostruire questo, di ricostruirlo a memoria. Con l’aiuto del pennello ho cercato di ritrovare l’armonia dello sguardo che avevo sentito mentre viaggiavo. Era una specie di musica. Sei mesi dopo ho trovato un album di carta orientale, e ho iniziato a disegnare una sorta di spartito paesaggistico. Ho cercato di ritrovare questa musica delle forme, ho cercato la mia Patagonia dalla Patagonia che avevo attraversato” – ha spiegato l’autore.
Non è la prima volta che Mattotti sente il bisogno di realizzare un diario illustrato di viaggio, lo aveva già fatto nel 2014, raccogliendo una serie di disegni che documentavano la sua scoperta del Vietnam in un prezioso travel book, poi pubblicato da Louis Vuitton.
Sulla Patagonia l’artista non vuole però realizzare, come aveva fatto per il paese orientale, un vero e proprio reportage, ad interessarlo di questo luogo è unicamente un aspetto: la sua natura sconfinata e vergine e non i suoi abitanti e le loro storie che tanto avevano affascinato narratori come Bruce Chatwin e Luis Sepulveda.
Per Mattotti la Patagonia è prima di tutto un luogo della mente e per questo per rappresentarla la spoglia del colore, ne sintetizza le forme, la rende quasi astratta per riuscire a restituirci prima che un’immagine una sensazione, quella che prova ogni uomo quando si trova in una terra estrema, in una terra alla fine del mondo.
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