Una mostra imperdibile, l’antologica di Carmelo Pugliatti, ha aperto le porte dell’EcoLab, a Messina il 3 aprile 2016 con un vernissage arricchito da fiumi di persone in un’atmosfera suggestiva, travolgente, quasi irreale.
La raccolta di opere in mostra nasce dalla ricerca di Carmelo Pugliatti, artista messinese, anno 1972, grande osservatore e archiviatore di dati, uomo coraggioso ed erudito che trova nell’arte il veicolo per affrontare la società, raccontarla e mostrarla in modo sintetico, innovativo ed efficace.
Visitabile fino al 10 aprile 2016, in via croce Rossa 8 a Messina, nelle sale di un ex studio televisivo ospitato all’interno di uno stabilimento industriale, trasformato oggi in fucina creativa, luogo d’arte di cultura e di storia della città.
La mostra “20 anni tra idee ed elaborazioni artistiche” curata da Linda Schipani e allestita in modo non convenzionale e decisamente contemporaneo, è stata presentata da Teresa Pugliatti, che tanto ha scritto di Arte e che oggi dedica a Carmelo Pugliatti parole ricche di ammirazione e di sapiente interpretazione, narrando i più importanti periodi del suo percorso artistico.
La narrazione inizia, tra murales di street art, col ritratto “mia madre” anno 1996, un omaggio alla figura forte della madre che da sempre accompagna e appoggia il lavoro del figlio; segue “Bar” anno 1998 qui la professoressa accosta l’elevata qualità pittorica del Pugliatti ad alcune opere dell’espressionismo tedesco; poi “Nigrizia” anno 1999 dove emerge la “diversità” descritta nei grandi volti umani, contraddistinti da colori caldi e da un segno deciso; in contrapposizione, in una zona grigia della sala, un tempo dedicata alla trasmissione del telegiornale, compaiono i colori freddi delle “Visioni celesti, non celestiali” dove emergono paura e desolazione. Accanto “Ave Maria” un dittico che mette a contatto la religione cristiana a quella islamica. Di grande impatto l’installazione sonno, nascosta da una tende nera e custodita in un piccolo spazio buio, accoglie un grande uomo che dorme cullato da una ninna nanna di Trilussa e da un video con le immagini più nere dei fatti di cronaca che hanno colpito la nostra città. Un’opera forte che ci invita a svegliarci davanti alla nostra realtà. La mostra procede con un percorso ricco di sorprese in una sorta di antibagno illuminato a neon, dove “ i volti bilanciati” dittici formati da un volto ed una bilancia con il peso della persona raffigurata, con ironia pongono l’accento sull’importanza che viene data all’apparire. E poi la sala d’ingresso, allestita con i grandi “Rebus”, anno 2013, tele lunghe fino a 7 metri che nel mettere l’osservatore davanti a veri, complicatissimi rebus, pongono nelle stesse soluzioni quesiti ancor più complessi.
Tra le opere dell’artista, il percorso viene narrato anche attraverso le installazione di arte del riciclo alle quali ha partecipato su invito della stessa curatrice Linda Schipani, ingegnere ambientale che dal 2008 coinvolge gli artisti in interessanti mostre d’arte del riciclo.
Una bobina portacavo in legno con un telefono è il “Il filo conduttore” realizzato per “Bobine d’artista” nel 2008, poi “Le alte sfere” del 2009, “Pedane – Pedine” opera realizzata nel 2010 composta da ben 24 pedane di legno che raffigurano una partita a dama tra i Paesi ricchi e potenti sulle padane bianche, contro i Paesi in stato di sottomissione politica, economica, sociale, sulle pedane nere: una sorta di fotografia dello stato del Pianeta al 2010, che come dice l’artista oggi è cambiato. E ancora le “armature di Wall Street” che attraverso il personaggio anonimus parlano delle manovre economiche e politiche che manovrano il Pianeta.
A chiudere il racconto e a dare il via alla mostra, una Favola, quella di Biancaneve con accanto sette grigi camini, un modo simpatico e decisamente originale per raccontare di un luogo, quello di Maregrosso, della zona industriale di Messina, e di chi lo vive e lo illumina con il colore del suo stesso personaggio.
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