Nella sua prima traduzione italiana, esce per Gremese il romanzo di Alain Vircondelet che esplora da vicino lo struggimento, la passione e i costumi di uno dei più grandi artisti del Novecento: Gustav Klimt. Tra quotidiano e pubblico, vicende piccanti, tradizioni e tendenze culturali della società viennese di inizio secolo, ne L’oro di Klimt l’autore si addentra nell’universo klimtiano immaginando un viaggio nella sua mente, a contatto con la musa che ispirò il suo capolavoro, Il Bacio, dal germe della sua folgorazione alla semantica che si cela dietro l’immagine.
Un rapporto, quello tra Klimt ed Emilie Flöge, che supera l’amore carnale per farsi portatore di un attimo eterno impresso sulla tela, raffigurato proprio attraverso il gesto di un bacio casto avvolto in un manto d’oro, colore simbolico, per l’artista, della luce divina, e al quale si affezionò a seguito delle scoperte dei mosaici bizantini a Ravenna.
Lʼinquieto pittore, che seduceva compulsivamente le sue modelle, si ribellava allʼaccademismo dei colleghi e condivideva con lʼamico Egon Schiele il gusto per la trasgressione, trovò proprio nellʼimpiego dell’oro una risposta artistica allʼansia di armonia e trascendenza che lo attanagliava. E a lungo vi incastonò le sue figure, isolandole dal mondo esterno e consegnandole alla grazia metafisica di icone senza tempo.
Il bacio, l’opera probabilmente più ammirata e copiata del XX secolo, è entrata anche attraverso il suo forsennato merchandising a far parte del nostro immaginario collettivo.
Questo racconto, che combina finzione e indagine storica, indaga nel pensiero e subconscio di Klimt in una chiave spirituale, erotica e relazionale che disvela i meccanismi subliminali che lo hanno guidato alla sua più importante creazione artistica.
L’oro di Klimt, tradotto in italiano da Luigi Muneratto, fa parte della collana editoriale “Narratori francesi contemporanei” diretta da Philippe Vilain.
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