Serena Bonanno, nata a Roma dove ha studiato pianoforte e canto presso il Conservatorio di Santa Cecilia, esordisce nel cinema con una piccola parte nel film L’odore della notte (1998), è poi protagonista del film Boom (1999).
In seguito lavora in varie produzioni televisive, divenendo personaggio noto in Distretto di polizia (2000). Tra il 2001 e il 2003 la ritroviamo nella soap opera Cento Vetrine, grazie alla quale le viene conferita, nel 2002, la Telegrolla d’oro.
Dopo un periodo di lontananza dagli schermi, nel 2006 ritorna in TV in altrettanto note serie tv. Ma, Serena Bonanno oggi? Pare che si sia ormai lasciata la recitazione alle spalle e si stia dedicando all’Arte, cimentandosi, in modo particolare, nella pittura. Un genere, il suo, che si distingue per l’uso prorompente e caldo dei colori.
Si evidenziano nella tua pittura tratti coloristici accesi, vivaci, sintomo di una personalità forte, estrosa, caparbia. E’ così?
Sicuramente, c’è poi tanta pop art, tanto divertimento… i professionisti veri sono altri. Però, questo che è iniziato come un gioco, sta diventando un secondo lavoro. Io ho già una attività che svolgo dal lunedì al venerdì ed è un lavoro di ufficio normalissimo. Dopo tanto tempo ho deciso di rompere un cammino di 20 anni per arrivare ai miei 40 anni con un pochino di certezze in più.
Perché la pittura?
I quadri sono la mia passione dei weekend, della notte quando non riesco a dormire, dei miei sogni, il mio gioco, la mia parte emotiva che viene fuori.
Cerchiamo di far venire fuori qualcosa che di te non sia stato già raccontato. Rompere con il passato è di per sé un momento particolare, che stravolge. Ancor di più se si tratta di un mondo “fantastico” quale è quello del cinema, della tv. Ma, ciò che, nel tuo caso colpisce ancor di più, è la scelta di dedicarsi alla pittura. Certamente ci sono anche altri esempi di attori che si sono affacciati al mondo dell’arte ma, nella maggior parte dei casi, le due attività hanno viaggiato parallelamente. Così non è stato invece per te. Come sei riuscita a conciliare il tuo essere stata attrice con l’essere una pittrice?
In realtà è l’unico modo che ho trovato per esprimermi, per raccontare emozioni, per divertirmi e soprattutto far divertire. Gli occhi delle persone che guardano i miei quadri, o gli occhi delle persone che prima mi vedevano in tv, sono l’aspetto più importante. Per me le emozioni delle persone sono fondamentali ed io ho ritrovato questo piacere che provavo quando svolgevo l’altra professione, nel mettere su tela quello che mi viene commissionato o che esce semplicemente dalla mia inventiva. Oggi, è la mia ancora di salvezza, sono un essere che era nato per fare altro.
Spiegaci meglio…
Nella mia idea di ragazza di 17-18 anni volevo fare cinema. Quando ho iniziato c’era l’idea di farlo per tanti anni. Questo non è stato possibile per una serie di esigenze personali e dinamiche lavorative che si sono poi presentate nel mio cammino professionale di 20 anni e che mi hanno poi portata a una scelta coatta. E’ stato come la fine di un amore, io amavo quello che facevo. Non ho smesso di fare l’attrice perché non mi andava più ma, evidentemente, perché si sono presentate una serie di questioni che hanno un peso a 20 anni, ma a 40 ne hanno un altro. Ho dovuto pertanto prendermi le mie responsabilità e ragionare bene su quelli che erano i miei bisogni pratici. Il mio animo però è quello di una persona che legge, che è uscita dal conservatorio, io sono per aria, non sono sulla terra e non sono nata per stare in un ufficio, per questo avevo bisogno di una valvola di sfogo e questa valvola l’ho trovata, fortunatamente, nelle mie tele e che, rispetto a fare un film, sono un pochino più gestibili.
In che maniera stai vivendo la tua nuova arte?
Sto vivendo questa esperienza in maniera molto semplice, senza troppe pretese. Una attività che riesco a gestire anche grazie all’entusiasmo di tante persone che apprezzano i miei dipinti. Entrare in casa loro, attraverso i miei quadri, per me è già un onore. Io e i miei colori viaggiamo su una tela bianca in libertà. Non è stato un salto ma un modo per mantenere una emozione che avevo già nel cinema. Ho semplicemente trasformato, trasferito una esigenza personale. I quadri, la scultura sono degli strumenti che abbiamo per parlare con le persone, per emozionarle.
Il tuo mondo passato torna costantemente nelle tue parole. È completamente passato o c’è qualcosa che oltre le emozioni ti è rimasto? Il rapporto umano pare essere uno tra i tuoi principi essenziali. Te ne sono rimasti?
Sì, ma non con i colleghi attori… piuttosto del settore, del dietro le quinte. La mia migliore amica è una segretaria di produzione, l’ho conosciuta 20 anni fa. Lo stesso vale per il marito, regista. Abbiamo lavorato tanto insieme, in più occasioni.
Questo cammino di 20 anni mi ha lasciato queste due persone care che, per me, sono una famiglia. Esclusi loro, e immagina in 20 anni quante persone ho conosciuto, del resto non mi sono portata dietro nessun altro. Per quello che è il mio carattere ho riscontrato molta poca affidabilità nei rapporti umani. Ma questo è vero in parte, perché io ho incontrato i miei migliori amici: Loredana e Nicola.
I tuoi obiettivi da artista pertanto quali sono?
Vorrei ingrandirmi, vorrei che questo si trasformasse in una sorta di attività. Sono un’artista atipica perché non penso solo alla mia arte, per me il rapporto col cliente è fondamentale e cerco di accontentarlo in tutti i modi. Io vorrei farmi conoscere dal maggior numero di persone possibile. Poter produrre tantissimo, avere dei promoter che condividono il mio progetto. Oggi ci sono i wedding planner… io mi sono inventata il wedding canvas, una nuova formula di lista di nozze. Mi rendo conto che è un discorso commerciale rispetto all’approccio di un artista. Per questo, in punta di piedi, non mi definisco una artista vera, ma una persona creativa che ha un imprinting imprenditoriale. Io ho vissuto di pane e di arte per tanti anni e dei miei sogni molti sono stati infranti. Ho imparato che i sogni hanno un senso quando poi si concretizzano. A 40 anni questa concretezza è un’esigenza. Se vedo il frutto, il risultato di uno sforzo, sento lo stimolo maggiore che mi porta avanti. Altrimenti, ho già dato… L’arte è stata creata per le persone. Una poesia bellissima, scritta ma non letta da nessuno, è fine a se stessa. Questo lo penso anche per i quadri.
Serena ha dimostrato per tutto il tempo di questa interessante intervista sempre grande discrezione. Discrezione che abbiamo rispettato senza voler essere indiscreti e cercare lo scoop a tutti i costi.
Di certo Serena nasce da quel passato, non lo si può cancellare o ignorare… poi, come lei stessa ha detto: “…tra 10 anni non so, ho imparato che ci si trasforma, si cambia idea…”.
Una cosa è certa: come attrice è stata senza dubbio “serena” ma, oggi, che artista è Serena!!!
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